La mission del progetto BDMA (Biblioteca digitale molisana e abruzzese) è quella di realizzare, passo dopo passo, una biblioteca digitale al fine di rendere pubblici e gratuiti libri, articoli e documenti consacrati al Molise e all’Abruzzo.

Particolare cura è dedicata alla digitalizzazione e alla pubblicazione delle opere di E. A. Paterno, a cui è intitolata la biblioteca digitale.

I libri della BDMA sono pubblicati per gentile concessione dell’autore oppure in quanto opere di pubblico dominio, che «hanno sopravvissuto abbastanza per non essere più protette dai diritti di copyright» poiché «i termini legali di copyright sono scaduti». E’ vietato farne un uso di tipo commerciale.

Il Progetto BDM, che nel primo decennio si è dedicato unicamente al Molise, è online a partire dal 10 febbraio 2012.

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Biografia di Emilio Ambrogio Paterno

Da: L’album del prof. Emilio Ambrogio Paterno, Pescara, Ed. “Attraverso l’Abruzzo”, pp. 295-305.

Emilio Ambrogio Paterno è nato il 2 marzo 1885 da Nicolò e da Aurora Carabba a Montenero di Bisaccia (Molise) da famiglia di notabili che a Piedimonte d’Alife dette nel secolo XVI un celebre poeta, Ludovico Paterno, appellato “il nuovo Petrarca”, nonché un Arcivescovo; a Montenero da parte della madre ebbe il nonno Ambrogio Carabba, archeologo insigne, e un prozio, Gaetano Carabba, educatore e poeta, da cui prese i primi insegnamenti. Frequentò la scuola media nella città di Vasto e la Scuola Normale di Città S. Angelo distinguendosi sempre per lo studio e il profitto.

Era uno dei primi della classe e i compagni lo chiamavano “lo storico” per la sua particolare inclinazione alla storia; qualità che gli rimase per tutta la vita e lo portò a scrivere molto sulle vicende del suo paese natio, della Frentania e dell’Abruzzo e del Molise. Nelle ore libere, e specialmente durante le vacanze, il suo prozio Gaetano Carabba lo iniziava allo studio dei classici insegnandogli il latino e il greco quasi presago che il giovinetto fosse predestinato a continuare le tradizioni culturali di famiglia. Conseguita la licenza normale con ottimi voti, il Paterno passava a frequentare la fiorente Scuola di Perfezionamento – Scuola Pedagogica – della R. Università di Napoli in cui insegnavano i famosi professori: Torraca Francesco, italiano; Fornelli Nicola, pedagogia; Petrone Iginio, filosofia; Schipa Michelangelo, storia. Il diploma della scuola ottenuto a pieni voti fu poi commutato in quello di Direttore Didattico.
Comprese subito la necessità delle opere di assistenza scolastica e spiegò tutte le sue fresche energie per organizzare le prime istituzioni sussidiarie della scuola elementare: Biblioteca, Scuola serale, Dopo-Scuola, Università Popolare, ecc. ecc.
Quante lotte egli ebbe a sostenere contro la scarsità dei mezzi economici, contro la diffidenza e spesso le ostilità dei colleghi nonché dei superiori, manco a dirlo, partecipi alle cricche locali e alle conventicole comunali. I colleghi lo amareggiarono per tutta la vita e cercarono sempre di sbarrargli la carriera. Nella lotta iniqua, spietata, persistente in tutte le direzioni, il Paterno tenne testa a tutti e riuscì sempre a superare tutte le difficoltà imponendosi per il suo ingegno e la sua cultura. L’invidia, è connaturata coi nostri piccoli ambienti ove spesso non si perdona a chi ha dell’ingegno e vuole farlo valere.
Ma l’insegnamento primario non poteva essere il suo compito definitivo. Fattosi trasferire a Pratola ed a Sulmona e poi a Lanciano veniva spesso comandato a supplire gl’insegnanti di lettere nelle Suole d’Avviamento. In queste città d’Abruzzo la cerchia dei suoi amici intellettuali diventa numerosa.
E. A. Paterno, unitosi in matrimonio con la signorina Concetta Teresa Amicone di Poggio Sannita, inseparabile compagna della vita, donna di elette virtù, umile e devota, ebbe cinque figlie. La responsabilità della famiglia accresce la sua capacità di lavoro, e la sua volontà; egli studia di più; insegna meglio quando pensa alle sue figliuole. La famiglia è il centro ideale e morale attorno al quale si organizza tutta la sua vita. Egli la governa come l’antico savio fiorentino, cultore della “masserizia”, con somma diligenza sorretta da un’alta esigenza etica.
Costretto a tornare in paese per l’età e la malattia dei genitori quasi ottantenni, continuò la sua vita di studioso, di scrittore e di poeta pubblicando monografie, opuscoli, libri. Fondava “Luci sannite“, rivista di scienze, lettere, arti e di tradizioni popolari che ebbe molto successo. Al giornalismo era già adusato perché vi esordì a venti anni con il “Risveglio cittadino” e fu collaboratore, corrispondente di molti periodici per tutta la vita. Ma gli avversari non si placavano. Ancora più viva si riaccese la lotta, alla quale tenne fronte con la solita fermezza e forza d’animo. I molti nemici arrivarono al punto, servendosi di un Maresciallo compiacente, di farlo incriminare per reati inesistenti, per intaccare il suo onore e la sua reputazione nonché sbarrargli la strada in tutto. Quanti tristi ed amari ricordi! Quanti dolori immeritati!

A questo punto crediamo opportuno riportare le parole del suo curriculum vitae et cogitationis:
«Il ricordo del suo Sindacato è ancor vivo nella memoria dei suoi concittadini che nella candidatura a Consigliere Provinciale del Molise dimostrarono la loro gratitudine dandogli un subbisso di voti.
Ama la sua terra natia con predilezione quasi morbosa e, nonostante l’età, continua ad essere dinamico Presidente della Pro-Loco.
Per i suoi scritti su Montenero e sul turismo ha meritato il compiacimento e la lode del Presidente dell’E.P.T. di Campobasso Avv. Franco Ciampitti e del Ministero.
In proposito ci piace elencare le onorificenze che gli furono conferite durante la sua attività di educatore e pubblicista.
Ispettore on. dei monumenti e scavi e oggetti d’antichità e d’arte del Mandamento di Palata con decreto Ministeriale 19 ottobre 1933. Con successivo decreto del 18-3-1938, Ispettore dei seguenti paesi del Molise: Castropignano, Casalciprano, Fossalto, Molise, Pietracupa, Salcito, Torella, Montenero, Campolieto, Castellino, Limosano, Monacilione, Matrice, Petrella Tifernina, S. Angelo Limosano e S. Biase, tenne la carica con dignità ed onore intento sempre ad illustrare la storia meravigliosa della regione, che per mezzo secolo fu il pensiero dominante della sua vita. Mezzo secolo di lavoro, una serie infinita di esperienza e di ricordi.
Il nostro amico dette a questa attività il meglio della sua sensibilità, della sua cultura, le risorse più chiare del suo ingegno. Fu l’occhio destro del Soprintendente Riccoboni che lo propose a premi e a varie onorificenze.
Deputato di Storia patria pel Molise per i suoi meriti di studioso e narratore delle vicende storiche regionali, fu assai stimato e circondato dai migliori ingegni dell’Abruzzo e Molise.
Direttore didattico del Circolo di Colli al Volturno, a quelle scuole dedicò la sua esperienza, che era diventata saggezza, e tutte le risorse d’una ormai ampia e profonda conoscenza, pratica e teorica, dei problemi educativi.
Nell’immediato dopoguerra Colli al Volturno era in tristissime condizioni scolastiche: l’arredamento quasi scomparso, i ragazzi messi a sedere sulle sedie e sulle panche. Con i suoi incoraggiamenti e consigli, con la sua opera alacre, pronta, intelligente ridiede alla scuola Volturnense nuovo impulso e nuova operosità. La Direzione, priva di tutto, ebbe da lui macchina da scrivere ed altri oggetti; v’impiantò pure la Biblioteca con i suoi mezzi. Dopo il faticoso lavoro di ufficio al ritorno dai viaggi d’ispezione in sedi lontane, cui spesso si poteva accedere soltanto a dorso di muli, egli tenne conferenze agli insegnanti, illustrando programmi didattici. Restano di lui le famose Circolari in cui venivano di volta in volta ricordati ai maestri i doveri e la disciplina. Furono dovuti pure a lui la istituzione di nuove scuole e l’incremento di tutte le istituzioni ausiliatrici. Né gli mancò l’affettuosa solidarietà e la lode dell’Ispettore Prof. Calderoni e del Provveditore che gli dettero la qualifica di ottimo. Nel 1949 il Paterno promosse una bella gita alle sorgenti del Volturno con l’intervento di tutte le autorità civili e scolastiche della provincia e del circondario e di tutti i maestri del Circolo. Nell’edificio scolastico di Rocchetta, tenne un convegno su temi obbligati concernenti problemi educativi che riscosse il plauso delle Autorità e delle popolazioni ivi contenute e di cui egli ha lasciato un’interessante relazione.
Medaglia d’oro di prima classe dei benemeriti della scuola.
Patriota, ama la patria “più della propria anima”. Tutto per la patria è la sua consegna. La patria è tutto a tutti: sé e gli altri, le generazioni che furono, che sono e saranno, la storia di ieri, di oggi, di domani. E nella prima guerra mondiale, Ufficiale dell’esercito, fu addetto alla propaganda patriottica contro il disfattismo prodottosi durante la disfatta di Caporetto. Restano di Lui i suoi discorsi tenuti alle truppe e tra le popolazioni nei vari centri.
Cavaliere ufficiale della corona d’Italia in considerazione di particolari benemerenze acquistate in dipendenza della guerra 1915-18.
Commendatore di vari ordini.
Grande ufficiale della stella al merito, Cavaliere di gran croce dell’ordine della corona normanna d’Altavilla, ecc.
Per benemerenze e meriti culturali di pubblicista, scrittore e poeta:
Dottore in storia et philosophia honoris causa dell’Accademia studiorium Minerva.
Socio dell’Unione della legione d’oro.
Accademico tiberino – Accademico della Latinitati excolendae artium et litterum.
Diploma al merito per l’attività giornalistica; critico letterario della fondazione internazionale di studi «L’Italia nell’arte».
Premio di cultura letteraria da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Premio di cultura del Ministero della P.I.
Candidato al Consiglio Provinciale del Collegio di Montenero di Bisaccia ebbe dal suo paese natio una votazione quasi plebiscitaria;
Candidato al Senato con la lista Corbino;
Candidato deputato nella Lista Provinciale del Partito Socialista Democratico, da cui si ritrasse disgustato dagli ostracismi, ecc.
Non inquadrato in alcun partito, restò sempre indipendente.
Alieno da settarismi e dalle faziosità costantemente il suo animo eletto era rivolto all’educazione morale e civile della gioventù.
Evitò ogni forma di politicantismo in ogni tempo mirando solo alla serietà della cultura ed a mantenersi sul terreno storico, di qualunque cosa si trattasse. Le sue lotte furono sempre inspirate ai principi naturalmente cristiani della giustizia, della fratellanza e della pace.
Oratore e conferenziere caldo, efficace, chiaro, incisivo, preciso, suadente, il suo eloquio, condito di “humour” nelle battute più spiccatamente polemiche, è stato sempre improntato alla più squisita correttezza. Schivo di ambizioni fu obbligato, durante la sua vita, nel paese natio, ad occupare varie cariche, cui dedicò la più grande diligenza e scrupolosità trascurando i suoi interessi personali e familiari e rimettendovi spesso di tasca sua. Così pure nelle sue attività filantropiche e culturali.
Presidente della Società di Mutuo Soccorso, dei Combattenti, della Cooperativa Combattenti, dell’Università Popolare, del Dopolavoro Comunale E.N.A.L. dei Fanti, della Pro-Loco, dell’Associazione Turistica «Frentarum», ecc. ecc. ha lasciato prove delle sue capacità direttive ed organizzative. La Biblioteca personale, la Biblioteca Popolare Circolante da lui fondata e diretta, la Collezione di ritagli di giornali e riviste con articoli letterari, storici, tradizioni popolari e di cultura – imponente raccolta, rara nel genere, di alto valore, messa negli scaffali pezzi su pezzi con amore di studioso e passione di Molisano: per tale collezione e per la fattiva collaborazione nel campo delle Biblioteche – premurosa e diligente – ebbe le più vive congratulazioni e le lodi della Soprintendenza Bibliografica di Pescara.

Anima buona, semplice, sincera, disinteressata, entusiasta, affettuosa, paterna, religiosa: queste sue qualità nascondono una volontà che non è facile piegare. Quanti hanno avuto il piacere di avvicinarlo sia per la piacevolezza dei modi che per la nobiltà dei sentimenti, non lo possono più dimenticare. Preciso, metodico, paziente, si avverte in lui una fonte inesauribile di sano ottimismo alimentato dalla fede. La sua azione è aperta, illuminata, coraggiosa, perseverante. Schivo e sdegnoso, alieno dal rumore e dall’intrigo, non si sollevò giammai sulla punta dei piedi per innalzarsi, né seppe dar di gomiti per farsi avanti ad ogni costo. Non tollerò mai la presunzione e l’improvvisazione. Per semplicità e modestia pochi possono a lui accostarsi. La sua vecchiaia non è afflitta dal tedium vitae. Egli conserva vivido il cervello, rapida la penna nella stesura dei suoi scritti. L’assistenza devotissima della consorte, la riuscita delle sue figliuole, tutte affermatesi nella vita, la giovinezza fiorente dei nipoti, le bozze di stampa dei suoi libri da correggere, l’acquisto di altri volumi per la Biblioteca di famiglia e per quella popolare circolante, tutto questo lo aiuta, in maggiore e minor grado, a passare le giornate in una pace serena e operosa. Al caro amico di vecchia data vadano il nostro saluto affettuoso e gli auguri più fervidi di lunga vita, di ben meritata affermazione per la sua arte che tanto gli fa onore. La fiaccola ideale ch’egli tiene ancora accesa sia raccolta dai giovani, con l’augurio che qualcuno di essi ne continui l’opera, ne segua l’esempio luminoso.